Dal bollito di mare al fritto un menu che gratifica il palato

Il mare entra di prepotenza nel piatto, sprigiona i suoi sentori e carica di emozioni chi siede a tavola. Pesce povero e pesce bianco, accostamenti talvolta inediti, e una lavorazione del pescato, sempre freschissimo, che lascia intatti i sapori del mare che si infrange contro gli scogli a meno di 100 metri dall’ingresso del locale. La bravura di Michele Maltinti (nella foto), chef autodidatta e patron dello Scolapasta di Castiglioncello, è tutta nella scelta del pescato del giorno e nella lavorazione semplice che però riesce a raggiungere livelli sublimi.

Prendiamo il bollito di mare che mixa crostacei, molluschi e pesce bianco (esiste anche la versione crudité). Una delizia per la vista e per il palato, con la maionese lavorata a mano e l’odore della salsedine che si insinua nelle narici. Ma è giusto provare anche la seppia spadellata alla salvia e il suo nero, che viene composta nel piatto come fosse un’opera grafica. Oppure il fritto, diverso da tutti gli altri, accompagnato da tre salsine tutte lavorate a mano.

Anche l’accoglienza è delle migliori. L’unico neo del locale è l’affaccio diretto sulla vecchia Aurelia, che attraversa l’abitato che fra Castiglioncello e Rosignano Solvay. Lo Scolapasta si trova più o meno a metà strada, all’altezza della chiesa di Portovecchio. L’interno è luminoso, tutto giocato nei toni del bianco e del beige e dei legni sbiancati, con alle pareti opere che ricordano l’Africa. Il menu viene presentato sulla lavagnetta, perché ogni giorno cambia in base all’offerta del mercato.

La lista dei vini (con ricarichi ragionevoli) privilegia i bianchi e le bollicine, molte anche le etichette estere. Il servizio è sempre puntale e attento alle esigenze del cliente.

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